Brano: [...]esa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sessi: come, infatti, risulta dalla struttura dell'Azione Cattolica italiana. Tutto ciò si accorda con l'altro richiamo, fatto per essa da Pio XI, al « sacerdozio universale » dei cristiani. Richiamo che forse sorprenderà chi é abituato alla netta, rigorosa distinzione, caratteristica del cattolicesimo, fra clero docente, e popolo, o laicato, discente. Beninteso, nel pensiero del pontefice non c'era nessuna contraddizione fra i due principi, sacerdozio universale del popolo cristiano e clero gerarchico: in quanto che il primo non può né deve essere esercitato se non secondo i dettami del secondo.
L'Azione cattolica, dunque, si proclama antica quanto il cristianesimo.[...]
[...]e anime. I laici devono costituire, secondo il detto della prima epistola di San Pietro, un sacerdozio capace di offrire ostie spirituali: preghiere, mortificazioni, buone opere. Il loro apostolato, dunque, é di ordine soprannaturale, anche se contribuisce efficacemente al benessere sociale. Con questa nota di trascendenza religiosa si intone. senza sforzo l'oratore immediatamente successivo, l'avvocato Vittorino Veronese, presidente dell'Azione Cattolica Italiana « e principale artefice del congresso », come lo definiva il resocontista dell'Osservatore Romano. Egli invitò i congressisti, con franchezza cristiana, a un esame di coscienza personale, in profondità: a una diagnosi delle proprie resistenze
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individuali, delle incrostazioni psicologiche della propria personalità, della «routine» inevitabile prodotta dall'affetto alle cose proprie, dissimulato talora pericolosamente dall'attaccamento alla propria terra, alla propria organizzazione. E richiamò la necessità di non perdere un istante di vista alcuni motivi profondi di med[...]
[...]a necessità di non perdere un istante di vista alcuni motivi profondi di meditazione: l'u_ miltà di sentirsi nei ranghi, lo sforzo tenace, quotidiano, paziente, di vincere la contraddizione in cui il Salvatore stesso pose i suoi seguaci: « Voi siete nel mondo, ma non del mondo». Era una elevata applicazione del « medice, cura te ipsum », che il Veronese compieva in questo, che potremmo chiamare il suo canto del cigno quale Presidente dell'Azione cattolica italiana.
Al motivo della purificazione individuale, svolto prevalentemente dal Veronese, fu associato quello della spiritualità sociale da monsignor Cardijn, il fondatore della J.O.C. (« Jeunesse ouvrière chrétienne »), istituita nel Belgio ed estesasi felicemente alla Francia: organizzazione fondata sul principio della cristianizzazione del mondo operaio a mezzo degli operai. Mons. Cardijn, con frase suggestiva, definì il momento storico attuale «l'ora più missionaria della storia della Chiesa D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono esser risolti senz[...]
[...]i ».
Questi ammonimenti del pontefice sui pericoli di ogni concezione (( puramente religiosa » dell'Azione cattolica, non erano sulla
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sua bocca cosa nuova. Già quattro anni innnanzi, per due volte nel corso di otto mesi, Pio XII aveva manifestato la stessa preoccupazione. Parlando il 22 gennaio 1947 ad alcune centinaia di signore e signorine aderenti ai gruppi di « rinascita cristiana» — un movimento o una organizzazione cattolica italiana di cui non ci é accaduto in seguito di sentir menzione — egli aveva affermato risolutamente che «il voler tirare una netta linea di separazione tra religione e vita, tra soprannaturale e naturale, tra Chiesa e mondo, come se non avessero nulla a che fare tra loro, come se i diritti di Dio non avessero valore in tutta la multiforme realtà della vita quotidiana, umana e sociale, é completamente alieno dal pensiero cattolico, é apertamente anticristiano ». Aveva soggiunto che quanta più « oscure potenze » osi sforzano di bandire la Chiesa e la religione dal mondo e dalla vita, tanto più é necess[...]
[...](ecclesiastico) assumeva il nome di direttore nazionale dell'A.C. —, essa si limitava alla nomina di certe cariche e all'emanazione eventuale di norme generali. Particolare caratteristico: alla «tessera» era sostituita la «pagella d'iscrizione », e gli «ascritti» prendevano íl posto dei « tesserati ». Se si legge con qualche attenzione il discorso del papa, il 4 settembre 1940 (l'Italia era entrata già in guerra), alle rappresentanze dell'Azione cattolica italiana, si avverte il carattere accentuatamente religioso, spirituale, trascendente della rappresentazione fatta dal pontefice dell'A.C.; nonché il vivo incitamento agli ascritti perché «rendano il debito rispetto e pre stino la leale e coscienziosa obbedienza alle Autorità civili e alle loro legittime prescrizioni », mentre di un'azione non diciamo politica, ma sociale (nel senso tecnico della parola), non é cenno.
Terminata la guerra, avviata e impiantata la riorganizzazione del paese, la scena cambia. Nel gennaio '46 una commissione episcopale, con a capo il patriarca di Venezia, card. Piazza, v[...]
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mi politici «é doveroso dare la preferenza alla corrente che per il contenuto del suo programma e per le persone che lo sostengono offre le migliori garanzie di attuare una costituzione coerente con i principi cattolici ». Era con ciò stabilito il rapporto di appoggio e di controllo fra A.C. e D.C.
Il 12 ottobre 1946 — istituita già la repubblica, eletta ed entrata in funzione la Costituente — Pio XII nominò le cariche direttive dell'Azione cattolica italiana. Avv. Vittorino Veronese, Presidente Generale (con due vicepresidenti generali, maschile e femminile); prof. Luigi Gedda, Presidente centrale dell'Unione Uomini di A. C.; dott. Maria Rimoldi, Presidente centrale dell'Unione Donne di A.C.; prof. Carlo Carretto, Presidente centrale della Gioventù maschile di A.C.; prof. Carmela Rossi, presidente centrale della Gioventù femminile di A.C.; sig. Carlo Moro, Presidente centrale degli Universitari di A.C.; sig.na Piera Lado, Presidente centrale delle Universitarie di A.C.; prof. Giov. Batt. Scaglia, Presidente centrale del Movimento Laureati di A.C.[...]
[...]esta aspirazione si é realizzata in modo e misura assai diversi da un paese all'altro, e perfettamente forse in nessuno. I più distanti ne rimangono, crediamo, Francia e Germania, ove la molteplicità e l'autonomia delle precedenti organizzazioni hanno radici più salde. A voler dare maggiori particolari, occorrerebbe poco meno di un altro articolo, con poca utilità per lo scopo di orientamento generale.
Con la riorganizzazione del 1946, l'Azione cattolica italiana riprendeva e perfezionava la fisionomia che Pio XI aveva voluto darle: fisionomia di cui sono tratti essenziali l'alto personale dirigente laicale e la stretta dipendenza dalla Santa Sede, due tratti
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non contrastanti (come' potrebbe sembrare a prima vista), ma concorrenti.
Le diverse associazioni nazionali — Uomini cattolici, Giovani cattolici, etc. — formanti tutte insieme il corpo unitario dell'A.C. italiana, mantennero anche sotto Pio XII (se non andiamo errati), e anche dopo la riorganizzazione ultima del 1946, un grado notevole di autonomia (ciò vale ancora di p[...]